
Le misure messe in campo da Regione Lombardia per fronteggiare le difficoltà delle categorie economiche non sempre riescono a cogliere il “bersaglio”, ossia ad interessare proprio i soggetti cui sono rivolte. L’ultima riguarda Dote Unica Lavoro nella sua quarta fase, quella che riguarda i lavoratori autonomi privi di Partita Iva.
Al riguardo abbiamo chiesto, con un’interrogazione a risposta immediata nella seduta di Consiglio di martedì 4 maggio, quale fosse il suo andamento, in particolare il numero dei lavoratori che hanno presentato domanda e le risorse economiche impegnate e pagate, anche considerato che è stata rinviata la scadenza originaria dell’inoltro della domanda di accesso dal 30 aprile al 15 luglio.
L’assessore Rizzoli ha risposto che la fase 1, quella in cui si deve presentare la domanda che va fatta con un operatore accreditato al lavoro di Regione Lombardia e include la programmazione di un percorso di politiche attive e la manifestazione dell’interesse a ricevere il contributo da parte della persona, ha visto l’adesione di 611 soggetti. La fase 2, ovvero la domanda di contributo che va presentata dopo aver svolto una parte del percorso programmato, cioè almeno 10 ore di servizi al lavoro o alla formazione, ha visto partecipare 57 cittadini.
Evidentemente si tratta di una misura troppo complicata, che richiede un certo tipo di partecipazione da parte di chi aderisce, evidentemente non attrattiva: su 10 milioni di stanziamento ne sono stati utilizzati solo 600mila!
Gli interessati preferiscono evidentemente rivolgersi all’analogo provvedimento statale. Avevamo riscontrato lo stesso problema con i “ristori”, dove le economie hanno riguardato in un caso il 30%, in un altro caso il 70%. Qualcosa non va, è evidente che, con le sue misure, Regione Lombardia non risponde alle esigenze di chi oggi si trova in difficoltà.