Il referendum che ha decretato l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa ha sorpreso e sconvolto un po’ tutti, a partire dagli inglesi stessi.
E’ chiaro che si tratta di una decisione che non può non condizionare il futuro dell’Europa e che potrebbe anche avere un “effetto domino” sui comportamenti di altri Paesi.
Credo però che ad essere messa in discussione non sia tanto l’idea dell’Unione Europea, il sogno che ha accomunato tanti statisti e tanti cittadini da diversi decenni quanto piuttosto questo tipo di Unione, la modalità con cui l’Europa si è sviluppata negli ultimi anni.
L’avere costruito questa grande realtà a partire dall’economia e dalla finanza si è rivelata alla distanza una scelta miope anche se apparentemente realista.
La percezione di un’Europa dei tecnocrati e delle banche più che dei popoli e dei cittadini ha determinato infatti un’avversione nei confronti della stessa spesso giustificata.
Credo perciò che la soluzione non sia quella di “affossare” il progetto dell’Unione Europea, di seguire l’esempio britannico quanto piuttosto quella di rilanciare il sogno degli Stati Uniti d’Europa, di un’Europa basata cioè su una politica comune, costruita insieme a partire dalle comunità locali e dalle Regioni e non “imposta” dall’alto.