Il Programma Regionale di Sviluppo viene redatto dalla Giunta Regionale ed approvato dal Consiglio all’inizio della legislatura, successivamente all’illustrazione del programma di governo. Viene poi aggiornato annualmente attraverso il documento economico e finanziario regionale. Si tratta, come dice il nome, di un documento di natura programmatoria. Quello approvato martedì 9 luglio dal Consiglio Regionale riguarda il periodo 2013/2018.
Il documento di programmazione in analogia al bilancio regionale è strutturato per Aree, Missioni, Programmi. Le aree sono quattro: Istituzionale, Economica, Sociale e Territoriale. Le aree sono articolate in 18 missioni, le quali a loro volta si articolano in 63 programmi. I programmi rappresentano l’unità elementare sulla quale il Consiglio regionale è chiamato a votare.
La decima legislatura regionale è il frutto della chiusura anticipata della precedente che ha interrotto dopo circa 18 anni la Presidenza Formigoni. Il nuovo Presidente, pur basandosi sulla precedente maggioranza politica, si presenta come momento di dichiarata “discontinuità”. Nel PRS questa discontinuità non appare, gli elementi di continuità con la precedente esperienza amministrativa sono indubbi e sovrabbondanti.
Gli unici elementi di novità sono alcune dichiarazioni di carattere ideologico (la macroregione e il trattenimento del 75% del gettito fiscale locale) che non hanno alcuna declinazione concreta nelle “missioni e nei programmi” così come definiti nel documento di programmazione.
Il nuovo documento di programmazione nell’esporre il catalogo delle politiche regionali individua un elenco delle priorità: politiche per l’impresa, mercato del lavoro, stato sociale, scuola, territorio, ambiente, agricoltura, infrastrutture, cultura, casa, riforma della pubblica amministrazione, sicurezza, non-profit, sport.
In questo elenco mancano però le scelte politiche, l’individuazione delle risorse e le modalità di allocazione. Ma questa indeterminatezza della programmazione regionale la possiamo estendere all’intero documento che si limita come abbiamo già detto a declinare una serie di titoli completamente avulsi dalla valutazione delle risorse necessarie e dalle modalità di impiego per sortire i così detti “risultati attesi”.
Nel dibattito in Consiglio Regionale Umberto Ambrosoli, a nome della coalizione di centro-sinistra, ha parlato di un evidente immobilismo della Giunta Maroni e, soprattutto, di una mancanza di visione di questo documento così importante, nel quale le parole più usate (“sostegno” e “supporto”) danno esattamente un’idea di qualcosa di statico. “Il PRS, ha aggiunto Ambrosoli, contiene anche idee interessanti…le singole note sono buone ma manca la sinfonia!“ e ancora “La Regione può essere spettatore imbarazzato di quello che accade in Lombardia? Eppure è ciò che succede…”.
Alessandro Alfieri, capogruppo del PD, ha “rincarato la dose”: “Lega e PDL non si sono accorti che da tre anni a questa parte lo scenario è cambiato profondamente. C’è la crisi economica e c’è anche la crisi delle istituzioni che vede anche l’interruzione del processo federalista. Non abbiamo alcuna nostalgia dell’ultimo periodo formigoniano, che ha segnato il peggior momento della nostra Regione, culminato negli arresti di assessori ed ex assessori che hanno causato il discredito dell’istituzione. Proprio per questo vorremmo vedere una svolta… Noi siamo opposizione responsabile ma anche intransigente e rigorosa sui provvedimenti che possono davvero rimettere in corsa la Lombardia”.
Raffaele