
Le comunicazioni effettuate nella seduta del Consiglio regionale di martedì 23 febbraio dall’Assessore al Welfare, Letizia Moratti, e dal consulente per il piano vaccinale, Guido Bertolaso, hanno confermato la criticità di questo momento della crisi pandemica, con alcuni territori della Regione, in particolare il Bresciano, che vedono un’incidenza di nuovi casi particolarmente elevata e per i quali è stata disposta un’ordinanza con l’inserimento degli stessi in una zona arancione “rafforzata”. Bertolaso ha parlato, in particolare, di “terza ondata” per quanto riguarda Brescia e provincia, legata soprattutto alla circolazione della “variante inglese”. Ha anche fornito dati che testimoniano come la vaccinazione, anche solo con l’inoculazione della prima dose, ha un effetto notevole nel rallentamento del contagio. Per questa ragione le vaccinazioni verranno concentrate particolarmente nei territori più colpiti con l’obiettivo di ridurre fortemente i casi e conseguentemente il livello di ospedalizzazione.
Al riguardo il capogruppo del Partito democratico, Fabio Pizzul, ha dichiarato che “l’accelerazione della pandemia in Lombardia rende necessarie nuove misure e prendiamo atto delle intenzioni comunicate dall’assessora Moratti. Confidiamo che tutte le rimodulazioni dei piani vaccinali siano concordate con il ministero, perché l’autonomia in questo campo non aiuta la lotta al virus. Peraltro, la lentezza con cui la Lombardia sta procedendo, o partendo, a vaccinare le diverse categorie non è certamente un buon biglietto da visita. Quanto alle misure restrittive adottate oggi, forse è bene che Fontana comunichi al senatore Salvini che, almeno in Lombardia, l’insistenza per nuove e maggiori aperture è perlomeno in contrasto con quanto deciso a Palazzo Lombardia.”
La vicenda delle vaccinazioni non è certo stata avviata in Lombardia nel modo migliore. Lo abbiamo denunciato fin dagli ultimi giorni del mese di dicembre, quando la nostra Regione si trovata, ahimè, addirittura all’ultimo posto nel rapporto percentuale fra vaccinazioni eseguite e dose consegnate. Ora, per fortuna, questo rapporto si è avvicinato alla media nazionale.
Nella seduta di Consiglio regionale di martedì 2 febbraio, l’assessore al Welfare ha presentato al Consiglio il “piano vaccinale”, che, peraltro, abbiamo giudicato gravemente carente, dal momento che non possedeva le caratteristiche richieste ad un Piano.
Il quadro fatto in commissione Sanità mercoledì 17 febbraio ha confermato i nostri motivi di perplessità. E’ apparso infatti chiaro che l’obiettivo, annunciato da Bertolaso, di vaccinare tutti entro giugno è ancora lontanissimo. Solo il giorno successivo c’è stato in Regione l’incontro con i medici di base per pianificare i vaccini per gli over 80 che dovranno essere trattati a domicilio. La situazione è ancora peggiore per i cronici under 80, per i quali non c’è neppure una data d’inizio delle vaccinazioni. Le grandi strutture, infine, che dovrebbero ospitare le vaccinazioni di massa non saranno pronte prima del 15 aprile. Ad oggi non sono neppure partite le gare per il noleggio degli stand”. E’ chiaro pertanto come il piano Bertolaso sia velleitario ed è chiaro perché l’assessore Moratti abbia detto agli over 80 che ‘non c’è fretta’.
Analogamente, l’avvio delle prenotazioni per gli “over 80”, lunedì 15 febbraio, si è rivelato un “flop”, con migliaia di persone costrette ad ore di attesa e spesso con un nulla di fatto. Infine in Lombardia ci sono pesanti ritardi nell’utilizzo del vaccino AstraZeneca. Alla data del 23 febbraio sono state somministrate, infatti, solo il 20% delle dosi consegnate, contro il 38% del Lazio e il 96 % della Toscana. Un ritardo imperdonabile, tanto più che ora AstraZeneca può essere somministrato anche ai soggetti dai 55 ai 65 anni. In un momento criticissimo, in cui è evidente a tutti che la necessità è quella di vaccinare il maggior numero di persone il prima possibile, purtroppo la nostra Regione si rivela inadeguata.