Martedì 27 settembre il Consiglio ha approvato la legge n. 25 (Politiche regionali in tema di cultura – Riordino normativo”), una sorta di “testo unico” della legislazione regionale in materia.
Il gruppo consiliare del PD ha espresso un voto di astensione.
Infatti, pur riconoscendo il dialogo che si è sviluppato in Commissione per migliorare il testo e pur dando atto che la riunificazione delle varie leggi in materia costituisce un elemento sicuramente utile, non abbiamo potuto dirci soddisfatti in quanto:
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ci aspettavamo più elementi di innovazione,
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la maggioranza ha introdotto il concetto di “lingua lombarda”, definizione contestata da tutta l’opposizione in quanto non corrispondente, dal punto di vista scientifico, al complesso dei dialetti che compongono la parlata regionale,
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le risorse messe a disposizione della cultura sono sempre minori (erano 52 milioni nel 2010, quest’anno siamo a 18….). Si parla di cultura lombarda ma non si trovano i soldi per sostenerla davvero!
“Quale idea di cultura c’è dietro questo progetto di riordino?” si è chiesto il collega Fabio Pizzul. “Francamente ho fatto fatica a capirlo. Mi sembra una legge senz’anima, senza idee, puramente compilativa. Se dovessi andare comunque a individuare delle linee di fondo che percorrono la nuova legge, troverei tre parole: conservazione, identità e tradizione. Il tutto riletto in maniera localistica e tendenzialmente nostalgica. Ma la cultura della Lombardia che guarda al futuro può basarsi su questi atteggiamenti? Può la Lombardia vincere le sfide che il mondo attuale le pone di fronte semplicemente pensando a difendere il proprio passato.”