Il tema della riorganizzazione degli Enti locali, ed in particolare della definizione delle “aree vaste”, è entrato, finalmente, nell’agenda regionale.
Come è noto, infatti, la riforma costituzionale approvata dal Parlamento prevede l’eliminazione delle Province. Inoltre una serie di accorpamenti di servizi istituzionali sta avvenendo di fatto, vuoi per opera dello Stato vuoi da parte della Regione stessa, senza che vi sia un disegno organico, per cui la provincia di Lecco si trova, a seconda delle situazioni, ad essere abbinata con Bergamo, Como, Monza e Brianza o Sondrio, con un evidente disorientamento da parte dei cittadini. La stessa cosa, peraltro, sta avvenendo anche da parte delle associazioni di categoria e sindacali!
Purtroppo, sinora, la Regione è stata solo sulla “difensiva” rispetto alle Province, assumendo una posizione che per certi aspetti è comprensibile ma che è risultata poco lungimirante.
Con la seduta di Consiglio del 19 gennaio, lo scenario pare essere cambiato, anche se non mancano le contraddizioni.
Il presidente Maroni ha difatti “aperto” ad un ascolto e confronto con i territori ed un ordine del giorno votato congiuntamente dalla maggioranza di centro destra e dai gruppi del PD e del Patto Civico Ambrosoli stabilisce:
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l’avvio di un percorso di interlocuzione con gli enti locali, autonomie e rappresentanze mondo lavoro e impresa per dare corpo a proposta condivisa di definizione degli assetti istituzionali in Lombardia per rispondere in modo efficace ed efficiente ai bisogni dei cittadini lombardi,
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il coinvolgimento del Consiglio Regionale in questo percorso (UdP, Commissioni Consiliari, consiglieri del territorio),
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momenti di discussione e dibattito nelle diverse realtà territoriali per far emergere aspettative e volontà delle singole comunità locali,
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l’individuazione e la proposta al Consiglio regionale di un modello originale di rivisitazione del sistema delle autonomie adeguato alla realtà lombarde.
Noto però due elementi di contraddizione rispetto a questa importante apertura del Presidente della Regione:
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la proposta da parte dello stesso Maroni di otto aree vaste (che ha denominato “cantoni” secondo il modello svizzero), prima ancora che sia avviato il percorso di confronto sui territori,
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la decisione da parte della Giunta Regionale di accorpare gli attuali STER in otto nuovi Uffici Territoriali seguendo il modello delle ATS (agenzie per la tutela della salute). Non si poteva attendere qualche mese e stabilire un accorpamento definitivo ed omogeneo, in linea con le “aree vaste” in fase di definizione?
Gli otto Cantoni secondo Maroni
I nuovi Uffici Territoriali Regionali
Quali sono in concreto le prospettive per quanto riguarda il nostro territorio?
L’ipotesi su cui si sta lavorando è quella di un’area vasta che comprenda le province di Lecco, Como e Monza Brianza, che avrebbe il vantaggio di riunire in un’unica circoscrizione il lago e la Brianza. Si tratterebbe di un territorio con una vasta estensione, un numero ragguardevole di abitanti ed un’omogeneità socio-economica notevole.
Siamo peraltro solo ancora all’inizio di questo cammino e tante sono le variabili da considerare. La principale riguarda la posizione della provincia di Varese che in questa ipotesi non sarebbe aggregata ad altri territori e che, difatti, nella proposta degli otto cantoni di Maroni verrebbe accorpata a parte dell’attuale provincia di Como.
Su questo argomento sicuramente ci aggiorneremo nelle prossime newsletters!