Legge anti-moschee: Regione bocciata

Sono serviti quasi 5 anni, ma alla fine la Regione a guida Lega è stata definitivamente bocciata su una legge su cui aveva costruito una buona parte del suo consenso, ottenendo però l’unico risultato di mettere in difficoltà tutti i culti, ma soprattutto quello cattolico che, per ovvie ragioni, ha maggiori necessità e possibilità di realizzare nuovi luoghi di preghiera e aggregazione.

La sentenza della Corte Costituzionale dello scorso 5 dicembre 2019 ha accolto le questioni sollevate dal TAR della Lombardia, bocciando i commi 2 e 5 dell’articolo 72 della legge regionale per il Governo del Territorio (L.R. 12/2005), che riguardano l’obbligo per i Comuni di redigere il piano delle attrezzature religiose come atto separato del Piano di governo del territorio, in assenza del quale non potevano essere insediate nuove strutture religiose o nuovi luoghi di culto. Si tratta della cosiddetta “legge anti-moschee”, pensata per ostacolare la nascita di nuove moschee ma che ha creato in questi anni enormi difficoltà ai nostri Comuni e a tutte le confessioni, Chiesa cattolica e comunità evangeliche in primis: per ogni ampliamento di Oratorio o per ogni minima attrezzatura religiosa, sono previste difatti procedure lunghissime e inenarrabili. Molti luoghi di culto delle comunità evangeliche hanno dovuto essere chiusi. Questa è la legge anti-moschee che ha voluto la Lega in Lombardia.

Per fortuna c’è la Corte costituzionale e, come prevedibile, è intervenuta “bocciando” questa assurda normativa.

Le libertà di espressione, di parola e di culto sono pietre miliari della nostra Costituzione e vanno difese con forza, perché sono ciò che ci distingue dai totalitarismi e che, in ultima analisi, ci rende più forti.

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