Tutela dei lavoratori frontalieri, cooperazione italo-svizzera

IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA

Premesso che:

la collaborazione tra Regione Lombardia e Canton Ticino rappresenta per entrambe le comunità territoriali un elemento di forte rilevanza storica, culturale, sociale ed economica che supera la delimitazione definita dalla linea del confine di Stato tra Italia e Svizzera;

un elemento essenziale del rapporto tra Lombardia e Ticino è costituito dall’attività quotidiana nelle imprese ticinesi di 62.200 lavoratori frontalieri italiani, in massima parte lombardi, che contribuiscono significativamente allo sviluppo economico del Cantone;

il lavoro frontaliere costituisce, in particolare quello dell’area di confine nelle province di Varese, Como e Sondrio, una ricchezza sia per il territorio ticinese sia per quello lombardo e nel corso dei decenni scorsi è stata un elemento di crescita economica e sociale;

con la stipula dell’Accordo tra la Confederazione Svizzera e la Comunità Europea e si suoi Stati membri sulla libera circolazione delle persone (ALC) del 21 giugno 1999 il mercato del lavoro transfrontaliero ha visto riconosciuto la sua centralità come fattore principale di produzione della ricchezza e le tutele contro ogni forma di discriminazione;

Considerato che:

la proposta di risoluzione n. 71 riguardante la stipula di un accordo italo – svizzero sul cabotaggio intende favorire le condizioni di certezza giuridica necessarie per la risoluzione delle problematiche riguardanti la mobilità transfrontaliera e così facilitare l’impiego a tale scopo delle risorse del Programma Interreg di cooperazione transfrontaliera Italia-Svizzera 2014-2020, anche per evitare le ricadute negative a carico dei lavoratori frontalieri lombardi conseguenti all’applicazione in Canton Ticino della nuova “tassa di collegamento”, quantificate in un maggior carico fiscale pari a nove milioni di franchi svizzeri all’anno;

il 25 settembre 2016 in Ticino ha avuto luogo l’iniziativa popolare denominata “Prima i nostri!”, approvata con 56.101 voti favorevoli (pari al 58,02% dei 96.689 dei voti validi espressi, su 221.678 aventi diritto), volta a modificare la costituzione cantonale per inserirvi un principio cosiddetto di “preferenza indigena” per l’assunzione di lavoratori da parte delle imprese ticinesi;

l’atteggiamento di animosità nei confronti dei lavoratori frontalieri e dei professionisti italiani e lombardi in Ticino negli ultimi anni è stato fomentato da campagne di comunicazione politica persino odiosa e ha condotto anche all’assunzione di atti istituzionali, quali il voto del Consiglio di Stato del Canton Ticino a giugno 2011 per bloccare il versamento dei ristorni fiscali della tassazione sui redditi da lavoro frontaliere, la Legge sulle imprese artigianali del 24 marzo 2015 e il voto del Gran Consiglio per ostacolare la procedura telematica di notifica per attività lucrativa di breve durata in Ticino di lavoratori autonomi o distaccati italiani, l’obbligo introdotto nell’aprile 2015 di produzione del certificato di carichi pendenti per il rilascio o rinnovo del permesso di lavoro per frontalieri a cittadini italiani, l’applicazione da settembre 2016 della nuova tassa di collegamento;

permane irrisolto l’elemento di distorsione del mercato del lavoro ticinese rappresentato dalla sperequazione salariale ordinariamente praticata dalle imprese locali ai danni dei dipendenti italiani (il cosiddetto dumping salariale);

le azioni con intento vessatorio nei confronti dei lavoratori e dei professionisti italiani e le difformità nelle condizioni salariali, nonché qualsivoglia forma di applicazione dell’assunto della “preferenza indigena”, contravvengono ai principi dell’Accordo tra la Confederazione Svizzera e la Comunità europea ed i suoi Stati membri sulla libera circolazione delle persone del 21 giugno 1999 (ALC) relativi al pari trattamento dei cittadini degli Stati contraenti circa l’accesso all’impiego, l’impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro e di licenziamento;

Osservato che:

le azioni unilaterali che disattendono i principi dell’Accordo sulla libera circolazione ostacolano lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Italia e Svizzera e i rapporti tra la Confederazione e l’Unione Europea, intralciando la praticabilità di nuovi accordi italo-elvetici come quello auspicato dalla risoluzione n. 71 in materia di cabotaggio transfrontaliero, e rappresentano un rischio per la continuità di programmi europei di cooperazione transfrontaliera che interessano gli Stati membri dell’UE e la Svizzera (come dimostra l’esclusione della Svizzera dai programmi Erasmus+ e Horizon 2020 per il mancato riconoscimento da parte elvetica dei benefici dell’ALC ai cittadini croati);

le reazioni del Ministero degli Affari Esteri italiano e della Commissione Europea all’esito del voto referendario del 25 settembre in Canton Ticino hanno indicato concordemente come esso contribuisca a complicare i rapporti con la Confederazione Svizzera;

Ricordato che:

con intesa sottoscritta a Como il 16 giugno 2015 la Regione Lombardia e la Repubblica e il Cantone Ticino hanno ancora manifestato la volontà di agevolare la reciproca conoscenza e le relazioni bilaterali, facilitare i contatti tra istituzioni similari di entrambe le Parti e lo scambio d’informazioni, coordinare iniziative e progetti di interesse comune;

in sede di approvazione della legge di ratifica di detta intesa (legge regionale 6 novembre 2015 , n. 37) il Consiglio regionale con deliberazione 27 ottobre 2015, n. X/879, ha impegnato la Giunta regionale «a intraprendere ogni opportuna e tempestiva iniziativa volta a tutelare e valorizzare i lavoratori frontalieri residenti in Lombardia e che prestano la propria attività di lavoro dipendente in Cantone Ticino»;

la deliberazione del Consiglio regionale n. X/879, considerando le preoccupazioni degli operatori elvetici, ha anche impegnato la Giunta regionale:

a favorire e sostenere lo sviluppo delle relazioni commerciali, in particolare facilitando l’attività delle imprese lombarde in Svizzera e delle imprese ticinesi in Italia;

a intraprendere iniziative di coordinamento nel campo dei trasporti finalizzate, tra l’altro, alla gestione dei flussi di pendolarismo;

a proseguire nello sviluppo delle iniziative infrastrutturali, tra le quali quelle relative alle interconnessioni tra sistemi di mobilità italo svizzeri, i parcheggi ed il car-pooling;

Ritenuto che:

è necessario che i rapporti tra Italia e Svizzera e Lombardia e Ticino siano improntati a condizioni di reciprocità, rispetto e leale collaborazione;

in ragione del deteriorarsi del clima di fiducia tra comunità ticinese e lombarda, è opportuno che il Consiglio regionale sostenga i diritti dei lavoratori frontalieri e dei professionisti lombardi in Ticino;

Impegna la Giunta regionale:

a rappresentare al Governo e per suo tramite anche alla Commissione Europea la necessità che nello sviluppo dei rapporti con la Confederazione Svizzera siano preservati i principi della libera circolazione e di parità di trattamento nella regolamentazione della condizione dei lavoratori frontalieri e che tali aspetti siano vincolanti per la conclusione di nuovi accordi con la Svizzera, in materia di cabotaggio transfrontaliero come in altri ambiti d’azione;

a prendere contatti con il Consiglio di Stato del Cantone Ticino per:

ribadire l’imprescindibilità dei principi di pari trattamento che l’Accordo di Libera Circolazione riconosce al lavoratore frontaliero, sollecitandone il rispetto tanto in relazione all’accesso all’impiego quanto al superamento delle condizioni di dumping salariale che colpiscono i lavoratori italiani in Ticino;

chiarire la reale volontà di prosecuzione delle forme di collaborazione del Cantone con la Regione, sulla base di principi di reciprocità e di verificabilità degli impegni assunti;

Impegna la Commissione Speciale “Rapporti tra Lombardia, Confederazione Elvetica e Province autonome”

a riavviare i suoi lavori:

con un’attività conoscitiva e di proposta al Consiglio volta al monitoraggio delle condizioni del frontalierato in Svizzera, al miglioramento della reciprocità nelle relazioni economiche transfrontaliere, allo sviluppo di nuove iniziative per la risoluzione delle problematiche della mobilità in area di confine;

promuovendo a breve un incontro del Consiglio regionale con il Gran Consiglio del Cantone Ticino, per manifestare le preoccupazioni circa il rispetto dei diritti dei lavoratori italiani in Ticino e verificare i reciproci intendimenti in materia di sviluppo delle relazioni tra Cantone e Regione.

Milano, 27 settembre 2016

Enrico Brambilla

Alessandro Alfieri

Onorio Rosati Robeto Bruni (Patto Civico)

Fabio Pizzul Silvia Fossati

Giuseppe Villani Michele Busi

Agostino Alloni Daniela Mainini

Jacopo Scandella

Raffaele Straniero

Corrado Tomasi

Sara Valmaggi

Luca Gaffuri

Carlo Borghetti

Massimo D’Avolio

Marco Carra

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