Il Consiglio Regionale ha invece “bocciato” un ordine del giorno, di cui ero primo firmatario e nel quale chiedevo interventi di sostegno da parte della Regione per le famiglie che stanno subendo disagi per l’aumento dei costi del pellet.
Purtroppo, evidentemente, alla Giunta Fontana non interessa nulla né dei lecchesi, né dei valtellinesi che stanno soffrendo questa situazione.
Do atto invece al Governo di aver proposto un emendamento alla legge di bilancio per abbassare l’Iva dal 22 al 10 per cento per tutto il 2023. Si tratta sicuramente di un passo avanti, anche se non si è arrivati all’IVA al 5 per cento che era auspicata nel mio ordine del giorno. Bisogna considerare, infatti, che, come per le altre fonti di energia, il costo del pellet è considerevolmente cresciuto, rispetto al 2021, come testimonia AIEL, l’Associazione italiana energie agroforestali, secondo la quale per riscaldare un appartamento da 100 metri quadrati, si stima che una famiglia spenderà 1.333 euro nel 2022-2023, il 99% in più rispetto ai 670 euro del 2021-2022. Si tratta di un aumento che, peraltro, è solo in parte spiegabile con motivazioni di mercato o legate alla guerra, benché la domanda sia aumentata, i costi per produrre e trasportare il prodotto siano lievitati e l’Italia non sia autosufficiente nell’approvvigionamento, visto che i maggiori fornitori sono Paesi che a loro volta lo realizzano con scarti di lavorazione dei legni provenienti dalla Russia, dall’Ucraina e dalla Bielorussia.